
Non è facile immedesimarsi in una persona che convive con chi soffre di Alzheimer, o di demenza senile. Sono malattie infime che strappano ricordi e dignità, “sbianchettano” intere giornate di una vita, sfocano i volti delle persone amate. È come se un timer indefinito contasse i secondi che separano il prima dal dopo.
Giulia Pretta con La monogamia dei calzini ci porta dentro la via di Alice e Alberto e da subito ci dà un assaggio del dopo, prima di mostrarci lo scorrere del tempo e i pezzi persi durante l’evolversi della malattia.
Come fosse la scenografia di un film, gli ambienti della casa, in cui è ambientata la storia di Ali e Al, danno il titolo ai capitoli.
L’autrice ha fatto un lavoro magistrale con i dialoghi serrati, a volte surreali, e capaci di mostrarci tutta l’intimità tra i due, che non si sposeranno mai perché è superfluo, ma che stipulerebbero un mutuo come promessa di eternità.
Questo libro apre una domanda grande come una casa sulla malattia e sul fine vita. Che succede a un certo punto? In un decorso indirettamente proporzionale, il dolore di chi rimane, di è sano, aumenta al diminuire della consapevolezza di chi soffre di Alzheimer.
Un libro intenso, una scrittura attenta e scorrevole. Consigliatissimo.