
OLTRE
Una colonna di fumo si elevava ancora dal bosco ai margini della periferia cittadina. Nero, denso, acre. Da lì se ne vedevano i contorni sfumati, non faceva pizzicare il naso né lacrimare gli occhi. Quelle erano solo di dolore per l’ennesima vita spezzata, morta prima ancora che le fiamme ne violassero le carni.Â
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È impossibile descrivere l’ambiente, inutile mostrarlo. Tutto è impalpabile, etereo. Se si potesse osservarlo, la prima impressione sarebbe quella di un bianco abbacinante che obbliga a chiudere gli occhi. Non ci sono confini né limiti, eppure è tutto così familiare e accogliente per chi è lì.Â
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Una voce muta si solleva su un velo di silenzio confortevole come un abbraccio. Quello stesso silenzio che in precedenza aveva avuto il peso dell’abbandono, del rifiuto.Â
«Eccola, sta arrivando.»Â
«Sì, la vedo, è bellissima.»
«La vedo anche io.»
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Erano tutte lì, l’attendevano per stringersi attorno a lei, offrirle i gesti di umanità che in terra le erano stati negati. Bizzarro, per delle anime. Le voci si soprapponevano pur risultando chiare e distinguibili una per una. Nessun suono era udibile ma al pari delle ultra-frequenze arriva calda e confortevole. Nessuna prevaricava sulle altre ma ognuna era particella di un insieme che componeva il tutto, la perfezione. Ciò che la morte mostrava come una perdita, in quel luogo senza nome si trasformava in un nuovo puntino luminoso che alimentava una luce senza apparente origine.Â
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Ancora voci da ogni direzione note perfette per una melodia mai udita prima, angelica, celestiale.Â
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Quando arrivò, tutto era ormai dimenticato. Non era più la donna respinta a scuola, il mostro messo ai margini dalla società . Di Cloe era rimasta solo l’essenza più vera, la sua anima. Non importava chi fosse stata in precedenza. C’erano tutte ad accoglierla come prima erano state accolte loro. C’era Andrea, il ragazzo dai pantaloni rosa; c’era Mirko, colpevole di aver difeso la mamma. C’erano Samuele ed Elena, Federico e Vittoria, vite recise da chi le aveva messe al mondo. E poi Elisabetta, Stefania, Romina, vittime di chi non si era rassegnato a lasciarle andare.
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Paradiso, Gan Even, Nirvana, Vaikhunta, Valhalla. Ogni credo e leggenda lo immagina in modo diverso, ma è ciò che si vorrebbe ci fosse dopo la morte, l’oltre. Voci mute, corpi senza sostanza, anime e spiriti finalmente liberi.Â
È impossibile descrivere l’ambiente, inutile mostrarlo. Tutto è impalpabile, etereo. Se si potesse osservarlo, la prima impressione sarebbe quella di un bianco abbacinante che obbliga a chiudere gli occhi. Non ci sono confini né limiti, eppure è tutto così familiare e accogliente per chi è lì.\