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GLI OCCHI DEGLI ALTRI

2021-03-22 19:30

Sabrina Mills

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GLI OCCHI DEGLI ALTRI

Fa un freddo fottuto oggi. Come ieri e avantieri e come farà domani. L’inverno più freddo degli ultimi anni, così dicono le previsioni. Non che le guardi o che

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Fa un freddo fottuto oggi. Come ieri e avantieri e come farà domani. L’inverno più freddo degli ultimi anni, così dicono le previsioni. Non che le guardi o che le ascolti. Ma sento i discorsi delle persone che mi passano davanti. Veloci, calme. Alcune nervose, altre allegre. Chi da solo e chi in compagnia. Un tempo ero uno di loro, sempre di corsa, anche senza un impegno impellente. Quelli come me mi spaventavano, o meglio, preferivo non averci a che fare. Più di una volta ho finto l’arrivo di una telefonata, per non rispondere a una loro richiesta. Chissà quanti oggi lo fanno con me, quando magari, volevo solo chiedere l’ora per non fare tardi alla mensa della Caritas. Non li biasimo, non li condanno, perché l’ho fatto anche io.

Quelli come me spaventano le nostre insicurezze. Il non saper come rispondere, come comportarsi con noi. Ma non sono tutti così, sapete? No, i bambini, loro non sono come noi, e con noi intendo quelli insicuri. Che poi, non sono mica sicuri i bambini. Il punto è che non hanno pregiudizi, ne sono esenti, almeno fino a quando non gli instilliamo i nostri.

Capita, che qualcuno di loro mi sorrida, la mano stretta a quella di un adulto, o che mi saluti. Sono gesti che mi scaldano il cuore, più di questo vino in cartone da quattro soldi; e quando accade, quel gesto probabilmente scuote la coscienza dell’adulto che si ritrova a sorridere per un qualcosa di naturale, bello. Alcune volte salutano anche loro e magari, mossi da pietà o da semplice generosità, mi danno qualche moneta.

Ricordo una donna, avrà avuto quaranta, quarantacinque anni, non bella ma affascinante. Mi passò davanti senza nemmeno vedermi. O almeno così pensai. Al tempo stavo seduto sotto i portici di Martino, poco dopo quel negozio che vende prodotti equosolidali. Saranno state le diciannove probabilmente. A quell’ora il traffico aumenta perché molti rientrano a casa dall’ufficio. La ricordo bene perché aveva ai piedi un paio di decolleté Louboutin.

Non l’ho detto, ma nella mia passata vecchia, avevo un negozio di scarpe di fascia medio alta. Le scarpe sono sempre stata la mia passione e la mia vita. Ero un signore, sempre elegante e profumato; mi piaceva prendermi cura delle mie clienti, talvolta anche oltre il mio lavoro.

Comunque, parlavo della donna delle scarpe. Seduto a terra, spesso sono assorto o mezzo addormentato, ma i piedi e le scarpe, sono le prime cose che noto. Aveva un bel portamento, sicura di sé. Una di quelle donne che ti guardano dritte negli occhi, fino a farti abbassare lo sguardo. Non perché siano altere o inquietanti, ma per le emozioni che ti trasmettono. Il giorno dopo, di buon mattino, l’ho rivista. Mi ero appena seduto nel mio angolo, dopo aver fatto colazione al bar della piazza. La proprietaria è una persona dal cuore d’oro. Da quando mi fermo nel portico nelle giornate invernali, vuole che entri per un cornetto e cappuccino, tutte le mattine. Ho provato a dirle che non era il caso, che avrei disturbato i clienti, ma niente.

Scusami, non parlo spesso e quando mi capita lo faccio anche troppo e divago. La vita di strada porta a questo.

Quella mattina si fermò davanti a me in compagnia di due grandi buste. Pensai che stesse aspettando un taxi o qualcuno che le desse una mano, ma inaspettatamente mi disse buongiorno. Aveva un paio di sneakers alte della Timberland. Alzai il viso nella sua direzione per sincerarmi che il saluto fosse indirizzato a me e incontrai uno dei sorrisi più tristi che abbia mai visto. Per educazione mi alzai, cercando di non spaventarla e di non starle troppo vicino. Sicuramente non avevo un bell’aspetto, la barba non la tagliavo da giorni e indubbiamente puzzavo.

- Buongiorno signora, posso esserle utile?

- Temo di no, ma vorrei provare a essere io, utile a lei, se posso.

- Non saprei…mi dica…

Ero ancora un po’ intontito dal freddo della notte e dal vino bevuto, per cui non capivo bene cosa volesse dirmi.

- L’ho vista ieri mentre passavo di qua e non ho avuto il coraggio di fermarmi. Avrei voluto chiederle se avesse bisogno di qualcosa, ma la vergogna mi ha assalita.

La guardavo interdetto e senza la capacità di proferire nessuna parola. La guardavo e ascoltavo la sua voce, dolce come il canto di un usignolo.

- Se non si offende, vorrei lasciarle alcune cose che avevo a casa. Un giaccone caldo, dei vestiti, una coperta.

In passato avevo già ricevuto regali simili, ma l’umiltà con la quale questa donna si rapportava a me, mi fece inciampare sulle parole.

- La…la ringrazio… li… li accetto mol… to volentieri. Le confesso che l’ho vista passare ieri. Belle scarpe.

Istintivamente si guardò i piedi, pensando mi riferissi a quelle che indossava in quel momento.

- Mi riferivo alle Louboutin nere di ieri.

- Ah, quelle… grazie, un regalo del mio ex marito. Le aveva trovate ai saldi in un outlet. Mi stupisce che le abbia riconosciute.

Insomma, parlammo per un po’ di me, di ciò che facevo e di come sono finito a vivere per la strada. Di lei mi disse soltanto che stava divorziando e che si sarebbe trasferita al sud, a casa della sorella. Ovviamente non la vidi più, ma il ricordo di quella mattina è sempre con me, in questo giaccone.

Ho molti aneddoti da raccontare, raccolti in tanti anni di strada. Vedi quello? Sì, quello che attraversa.

Ha l’amante in questo palazzo. Viene qui almeno due volte alla settimana, sempre a quest’ora. Non so che dica alla moglie, forse una riunione d’ufficio o una bevuta con gli amici. Qualche sera fa si è affacciato alla finestra, le mani di lei cingevano il suo petto, poi sono spariti dalla mia vista. So che è l’amante, perché una sera mi passò di fronte con il telefono all’orecchio. Parlava con una donna, ma avrebbe potuto anche essere un uomo, non fa differenza per me. Ho imparato a non giudicare le persone per determinate cose. Tra un tesoro di qua e un tesoro di là, parlava di una riunione e che non sapeva quanto sarebbe durata. Né più né meno, quello che dicevo io alla mia ex moglie.

Io però parlavo di inventari, di conti, di merce da sistemare. Finché un giorno è venuta a sistemarmi lei al negozio. Ricordi che ho detto che mi prendevo cura delle mie clienti? Ecco, lo facevo anche dopo l’orario di chiusura e non era per farle provare una scarpa.

Quello è il giorno in cui è iniziato il mio declino. Ho perso tutto. La casa, il negozio, la macchina. Ma non piango mai per questo. Quello che mi brucia dentro è che ho perso le mie due bambine. La iena del suo avvocato è riuscito a portarmi via tutto, ma la condizione in cui sono finito a vivere ha fatto il resto. È riuscito a farle ottenere l’affidamento esclusivo e con quello, la possibilità di portarle lontano da me. Ormai non le vedo da cinque lunghissimi anni. Mi mancano da morire e per non pensarci, spesso bevo fino a stordirmi.

- Ciao Luigi, Come stai?

- Buongiorno Antonio, siamo sempre qui. Potrei stare meglio, ma non mi lamento. Mi conforta sapere che qualcuno sta peggio di me.

- Ti aspetto al locale più tardi, così mangi qualcosa e stai al caldo.

- Grazie mille. A più tardi.

Sì, è gentile, ma mica sono tutti così. Le persone si dividono in buone e cattive. Queste due categorie hanno tante sfaccettature al loro interno. Hai presente quelli che lasciano l’obolo come in chiesa? Alcuni lo fanno per sentirsi la coscienza a posto, mica perché io possa stare meglio. Quindi, in che categoria li mettiamo? Nel tempo ho imparato a riconoscerle a un solo sguardo. Gli occhi, quelli non mentono. Ti guardano, scrutano, giudicano, compatiscono. Pochi vanno oltre quello che vedono, e allora li senti dentro, per cercare di capire.

C’è un tale; mi ha detto apertamente che non mi darà mai dei soldi. Un giorno mi fà: Luì, se ti do soldi, probabilmente te li bevi e non ti fa bene. Meglio ti compro un paio di scarpe, o ti invito a mangiare. È stato di parola, per una cosa e per l’altra.

Si è fatto tardi, mi aspetta Antonio. Poi devo tornare a riprendermi il posto e le mie cose. Non posso lasciarle troppo incustodite. Grazie per la chiacchierata. A proposito, come ti chiami

- Nessuno. Pensavo di avere un nome, una dignità. Con te ho scoperto di non avere nulla. Grazie, Luigi

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