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NESSUNO NASCE LUPO - Prologo

2021-03-22 18:23

Sabrina Mills

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NESSUNO NASCE LUPO - Prologo

«Spingi Federica, ancora una.»L’ombra dell’ostetrica è proiettata a terra dal fascio caldo e luminoso della scialitica sopra di lei, e contribuisce ad aumenta

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«Spingi Federica, ancora una.»

L’ombra dell’ostetrica è proiettata a terra dal fascio caldo e luminoso della scialitica sopra di lei, e contribuisce ad aumentare la temperatura del suo corpo, già madido di sudore a causa del travaglio.

«Aaaaaaah!»

Ancora un urlo. Centotrenta decibel erompono dall'intimo più profondo.

«Dai che ce la facciamo, vedo i capelli» la voce dolce e rassicurante dell’ostetrica. Figura esile, delicata e professionale, mani inguainate di lattice candido.

«Aaaaaah! Non ce la faccio, cazzo!»

Un urlo devastante che penetra il cervello e annienta la pazienza più tenace. Dolore e trivialità da sempre a braccetto in quei momenti, anche nella persona più timida.

«Si che ce l’hai fai, sei bravissima.»

Calma e sorridente come sempre, l’ostetrica Laura, così si era presentata a inizio turno, preme sull'addome per agevolare la spinta, le contiene il perineo per attenuare il dolore.

«Facciamo una pausa.»

«Cazzo, fallo uscire!»

Il telo verde fradicio, la pelle bagnata, appiccicosa. Partorirai con dolore. Cosa avranno mai fatto di male le donne, per essere costrette a provare una siffatta dose di dolore? Tutte le volte che assiste un parto, le viene in mente la frase del suo vecchio professore.

Un’alternanza di dolore/pausa, contrazione/rilassamento, malessere/benessere. Come nella sauna finlandese, tra caldo e freddo. Ma senza dolore e per di più di gran moda. O almeno così lo aveva definito sempre quel vecchio professore.

«Su, su, spingi, sta uscendo.»

Puffi allegri e saltellanti, osservano la scena dal tessuto della cuffietta di Laura che raccoglie i suoi lunghi capelli neri.

«Aaaaaaaaah!»

Un ultimo sforzo, quello decisivo e lacerante, come una stilettata in pieno ventre. Prima la testa, deformata e violacea dalla violenza della stretta materna, poi un braccino tirato e accompagnato fuori. Ora la spalla, e, con un movimento arcuato a salire, un corpicino esile e pronto a urlare il suo primo vagito.

«Bravissima! Abbiamo quasi finito» ancora la voce di Laura a tranquillizzare la giovane donna. Rimane lì a osservare il ventre femminile sanguinante e dolorante tamponato da tessuto sterile, in attesa del secondo bambino.

«Toglimelo, non ce la faccio più!»

Non è finita. Non ancora. Ancora dolore per chi non vuole la gioia di questo dolore.

«Spingii… vaii!» Laura la esorta ancora con la sua voce calda e rassicurante, intensa e decisa.

«Aaaaaaah!»

L’urlo intenso, prolungato e liberatorio. Il fagotto avvolto da un velo di vernice protettiva sguscia via, preso al volo dalle braccia amorevoli e accoglienti dell’ostetrica.

«È finita, sei stata bravissima. Un maschietto e una femminuccia, li vuoi vedere?» Laura è pronta a porgerle i due meravigliosi bambini, ma la reazione della donna la pietrifica.

«Portateli via! Portateli via…» Con gli occhi chiusi, una mano a smuovere l’aria, nel tentativo di allontanare una parte di sé.

Il dolore intenso di chi rinnega il frutto del suo dolore.

 

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